lunedì 31 gennaio 2011

JOY DIVISION - IL DOLORE CHE DIVENTA POESIA

Cominciamo con la band, che partì dal punk, per poi creare un genere del tutto nuovo, il cui leader è diventato leggenda, sia per l'eccezionale talento, che per la sua vita travagliata, spentasi fin troppo prematuramente. Vi parlero cioè, dei Joy Division, e del loro mitico frontman Ian Curtis. Ian Kevin Curtis, nasce a Manchester il 15 luglio 1956. Fu il leader carismatico dei Joy Division, band formatasi nel 1977 a Salford, nelle contea di Greater Manchester, e composta inoltre da Bernard Sumner (chitarra, tastiere), Peter Hook (basso), e Stephen Morris (batteria), la cui musica darà il via ad un nuovo genere musicale, definito gothic da alcuni, dark da altri, caratterizzato da un'attenta osservazione del disagio individuale nella vita quotidiana. La joy division era un apposito reparto dei campi di concentramento nazisti, dove donne e bambine ebree venivano relegate, per essere poi soggette agli istinti più brutali e violenti della milizia tedesca. Senza dubbio la band scelse una provocazione forte, che poteva facilmente essere fraintesa. Ma per comprendere, quanto profondo, fosse il disprezzo di Ian Curtis per l'ideologia antisemita, è sufficiente leggere il testo di "Walked in line" e "No love lost". Quest'ultimo contiene un chiaro riferimento al libro "The house of dolls (La casa delle bambole)", scritto da Ka-Tzetnik 135633, che ha dato l'idea alla band per la scelta del nome. Bono Vox degli U2, ha definito la voce di Ian Curtis "holy (sacra)". Di certo il tono cupo, che la caratterizzava, rendeva i concerti dei Joy Division, una sorta di celebrazione mistica, ancor più enfatizzata dalle sue singolari movenze e lo sguardo perso nel vuoto. Il singolo più famoso della band è senza dubbio "Love will tear us apart (L'amore ci strazierà )", considerata dalla celebre rivista musicale Rolling Stone, tra le prime 100 canzoni più belle di tutti i tempi. L'epilessia, di cui fu vittima intorno ai 20 anni, e che si manifesterà anche durante i concerti, lo condurrà verso una grave forma di depressione, evidente anche nei testi dell'album Closer, scritti proprio in quel periodo, che divennero però, non esasperatamente angosciosi, ma ancor più poetici e commoventi, fino a decidere, proprio alla vigilia del tour americano, di togliersi la vita, impiccandosi, il 18 maggio 1980 a Macclesfield, all'età di soli 23 anni.
Da segnalare la raccolta di video live amatoriali "Here are the young men", ed il biopic "Control", uscito nel 2007, diretto dal fotografo olandese Anton Corbijn, e basato sul libro "Così vicino, così lontano (titolo originale"Touching from a distance")", scritto dalla vedova di Ian curtis, Deborah. Per la discografia suggerisco i due album registrati in studio, Unknown Pleasures e Closer, lo splendido live Still, le due raccolte antologiche Substance e Permanent, ed infine, per chi vuole tutta l'opera dei Joy Division in un colpo solo, il prezioso cofanetto Heart and Soul. Per adesso è tutto. Auguro suoni insoliti a tutti!

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